domenica 30 ottobre 2011

Alberese - I Vini dell'Azienda Regionale Alberese Parte Integrante della Bio Diversità Territoriale della Maremma - Dal Morellino di Scansano Pellegrone e Barbicato al Vermentino Castelmarino-Firenze

LAzienda Regionale Agricola di Alberese

LAzienda Regionale Agricola di Alberese è una delle maggiori aziende regionali italiane. Situata nel cuore della Maremma, si estende per oltre 4600 ettari, dei quali 700 di pineta e circa 2000 di bosco, 50 di vigneto nell’area della D.O.C. del Morellino di Scansano, 300 di oliveti. Di questi ultimi una parte sono incolti e ormai acquisiti come patrimonio naturalistico, vengono utilizzati in alcuni periodi dell’anno per il pascolo delle vacche brade, e circa 30 coltivati, per un totale di oltre 80.000 piante di olivo. 
Infine oltre 600 ettari di superficie coltivabile e 500 di pascoli naturali. 
La coltivazione biologica interessa non meno di 3600 ettari tra bosco, pascolo, pineta e superfici coltivabili. Il gruppo Alberese è formato dall’Ente Economico Azienda Regionale Agricola di Alberese e da Agricola Alberese s.r.l., ognuna delle quali si occupa di un preciso settore produttivo, dall’agricoltura e allevamento secondo il metodo biologico, all’agriturismo, dalla vendita diretta dei propri prodotti al vivaio, al vigneto, alla cantina, e all’oliveto e frantoio.



L’Azienda è impegnata ormai da alcuni anni in un impegnativo Piano di risanamento e di sviluppo teso al contenimento dei costi e all’aumento dei ricavi. Si ritiene che il comparto vitivinicolo, che gestisce oltre 53 ettari di vigneti nell’area DOCG Morellino di Scansano, sia il settore che può contribuire maggiormente all’incremento dei ricavi del Gruppo. 

Questo obiettivo è perseguito con la realizzazione di nuovi e razionali vigneti, di una cantina aziendale e con la decisione di affrontare il mercato con proprie le etichette. 
Dal cuore della Maremma e dalla passione del gruppo di Giacomo Tachis nasce il Barbicato, un morellino unico, con  il desiderio di essere un Morellino di straordinaria qualità, da collocare nell’eccellenza del panorama vinicolo toscano. 

I vigneti nell’area DOCG del Morellino di Scansano vengono lavorati con il metodo della produzione integrata cioè a basso impiego di sostanze chimiche. 
I metodi di coltivazione salvaguardano le tradizioni a cui è strettamente legata la coltivazione della vite. 

Il Vino Morellino è uno dei prodotti più noti della terra di Maremma, per questo l’azienda ha ritenuto necessario portare questo prodotto così particolare ad un livello di qualità e notorietà eccellente. 

Tutti i vigneti sono studiati per non alterare il naturale sviluppo delle uve autoctone. Anche il territorio contribuisce a creare un prodotto particolare e unico: le viti sono esposte sia al mare che ai vicini boschi. Questo particolare mix di ambienti contribuisce a dare alle uve un aroma assolutamente originale.




Morellino di Scansano Pellegrone

Scheda Tecnica


Vermentino Castelmarino 

Scheda Tecnica


Rosato Scoglietto

Scheda Tecnica


Morellino di Scansano

Scheda Tecnica




Presidio Slow Food 
Le Carni e tutta la produzione agricola fa inoltre parte del Presidio Slow Food per la salvaguardia e la valorizzazione delle produzioni di eccellenza. Tale progetto si è concretizzato nella partecipazione ad eventi di livello internazionale quali il Salone Internazionale del Gusto di Torino e la fiera internazionale della produzione biologica Biofach di Norimberga.


L’Azienda non è solo questo: depositaria di una storia millenaria, è anche una delle Aziende più prestigiose d’Italia per il ricchissimo patrimonio artistico e architettonico che proprio in questi anni è stato in gran parte restaurato. Ad oggi sono state intraprese opere di valorizzazione che hanno interessato i siti più rilevanti dell’Azienda, come la Villa Granducale, l’Abbazia di San Rabano, latorre di Collelungo e i Magazzini Lorenesi di Spergolaia.

Accanto alla storia, la tradizione. All’Azienda di Alberese, infatti, resiste ancora un mestiere antico che appartiene all’immaginario collettivo della Maremma: il buttero. La presenza di grandi spazi e di mandrie di animali bradi rende necessario e insostituibile il lavoro del buttero, che la Regione Toscana stessa ha inserito tra gli antichi mestieri a rischio di scomparsa.



Il Buttero
Il buttero è stato fino a non molto tempo fa una figura insostituibile nella Maremma Tosco-Laziale, un'area fatta di vasti spazi, di terreni impervi e di paludi dove pascolavano vacche e cavalli bradi allevati in branchi numerosi nelle grandi aziende. Il buttero era l'uomo preposto alla cura delle bestie che raggiungeva a dorso dei robusti maremmani, un personaggio dall'alone eroico, il simbolo di questa terra antica e il custode dei millenari segreti del suo mestiere. Per questo appartiene all'immaginario collettivo della Maremma insieme alle vacche dalle grandi corna a lira che ancora pascolano nella piana di Alberese.
Tuttavia, nei tempi moderni è soprattutto folklore e oggi di veri butteri ce ne sono rimasti pochi.Questa figura infatti non ha senso se non esistono grandi estensioni e branchi di bestiame brado come all'Azienda Regionale Agricola di Alberese dove lavorano quattro butteri, tutti giovani tra i 30 e i 40 anni.


Il cavallo maremmano 
All’interno dell’ Azienda il cavallo maremmano svolge un ruolo importantissimo: accompagna l’uomo nel lavoro di tutti i giorni al pascolo. 

E’ un animale determinante non per il suo valore economico ma per la sua ineguagliabile caratteristica di rappresentare il vero spirito della terra a cui appartiene. E’ un animale forte e massiccio, dal temperamento focoso, resistente alle malattie e alla fatica e sempre pronto al lavoro. Sa rivelarsi però anche docile e fedele, abile compagno di lavoro dei butteri, che lo cavalcano per diverse ore al giorno. 

Il maremmano sta conoscendo anche il particolare interesse per le corse, dando notevoli risultati sportivi con i figli dello stallone Zigolo.


La vacca maremmana
Si tratta di una razza assolutamente particolare di bovino, tipica del territorio tra la bassa Toscana e l’alto Lazio a ridosso della fascia costiera. 
Questa particolare razza bovina discende da razze indo-europee provenienti dall’Asia minore.
Gli animali presentano un caratteristico colore che va dal grigio al bianco sporco e che protegge da sempre gli animali dal sole del pascolo così come la spessa pelle e la giogaia. Dotata di corna molto grandi dalla caratteristica forma a lira nelle vacche adulte e di mezza luna nei tori, strumento indispensabile per districarsi nella macchia mediterranea e difendersi dai predatori.

La conformazione alta e robusta ha fatto sì che fosse da sempre usata in Maremma come animale da lavoro per l’agricoltura. Il processo di meccanizzazione in agricoltura ne ha quasi decretato la scomparsa. Oggi ,nell’ottica di una conservazione della specie, l‘Azienda Regionale Agricola di Alberese, ne alleva una mandria di circa 500 esemplari allo stato brado, pascolate nei terreni dell’Azienda, sotto la cura dei butteri, con l’intento di valorizzare la pregiata carne dotata di un sapore naturalmente sapido ed intenso.



TORRE DI CASTEL MARINO
La torre corrisponde probabilmente al Castrum Marinum jucta mare (situato presso il mare) menzionato nell'atto di divisione dei territori degli Aldobrandeschi del 1274, ma sino a ora non si hanno documenti che facciano luce sui primi secoli di vita di questo edificio. Si può solo ipotizzare che esso sia una delle prime torri di avvistamento costiero sorte nella zona. 
Questa torre, infatti, si differenzia nettamente, dal punto di vista della tipologia edilizia dalle altre torri costruite a partire dal XVI secolo. È a pianta quadrata e ha il paramento in pietrame a pezzatura mista con struttura perimetrale ad andamento rettilineo e bozze angolari squadrate; due soli lati si conservano ancora per intero, gli altri sono in gran parte crollati. Dal versante sud una finestrella è incorniciata con pietrame ben lavorato, mentre dal lato verso terra, dove era ubicata normalmente la porta d'ingresso, si trova solo un'apertura a una certa altezza, non più definibile, sormontata da due mensoloni che avevano la funzione di sorreggere una bertesca con caditoia. Gli stessi mensoloni si trovano anche nell'altro paramento non crollato. È probabile che questi facciano parte dei rimaneggiamenti cinquecenteschi, di cui si dirà in seguito. 
Il materiale lapideo è chiaramente stato reperito in loco poiché è della stessa qualità della roccia emergente alla base. Questa forse, insieme alla buona visibilità della costa, è stata la ragione che ha fatto preferire questo luogo ad altri, per la costruzione della torre. 
Esaminando ora la sola documentazione nota risalente al XVI secolo e che consiste in una serie di lettere custodite presso l' Archivio di Stato di Firenze, possiamo ricostruire alcune fasi della storia di questo edificio.



Parco Maremma

Nella natura protetta dei parchi, sotto il segno della convivialità, il Festival del Camminare moltiplica sei parchi naturali toscani per centinaia di eventi, alla scoperta di luoghi straordinari tra Natura, Cultura e Avventura”.







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